LA VOCE A TE DOVUTA

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LA VOCE A TE DOVUTA, di Pedro Salinas è un poema d’amore, pubblicato nel ’33. Una raccolta di 70 poesie che non seguono la logica e nemmeno la successione degli avvenimenti ma si disnodano comunque in un intendimento unitario. E’ un poema della memoria, composto da lunghi monologhi e dialoghi con la persona amata.Erano anni che volevo ricavarne uno spettacolo. Avevo letto il poema tutto di un fiato solo nel 2001. Non lo conoscevo, ma ne rimasi conquistata come tutti quelli che si avvicinano a questo libro. Col sostegno dell’IMAIE, la regia di B. Montefusco e l’accompagnamento al pianoforte del maestro De Rosa e della fisarmonica di M. S. Pietrodarchi l’ho portato in scena nel 2005. E’ forse lo spettacolo che più amo, quello che mi ha assorbito di più, ma anche quello più sofferto.

E’ dedicato ad una persona.

 


XXXIX

Il modo tuo d’amare
è lasciare che io ti ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole o abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze
quella solitudine immensa
d'amarti solo io


LIX

A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.

Io certo so dove sono,
la mia città, la strada, il nome
con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato
con te.
Lì mi hai portato tu.
Come potevo imparare il cammino
se non guardavo altro che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine
l’istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci
oltre a te che mi guardavi?

Ma ora,
quale esilio, che assenza
essere dove si è!
Aspetto, passano i treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!

E finchè tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.

Perchè so che là dove sono stato
nè ali, nè ruote, nè vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perchè so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso di te.

 

ARTICOLO COMPARSO SULLA RIVISTA DI SPETTACOLO”PRIMAFILA” DI DICEMBRE 2005

“All'apparenza è cosa semplice, mettere in scena poesie: una voce, qualche strumento, un montaggio che trasformi ogni tanto l'evocazione in narrazione. Ma poi capita di sfogliare questo libro meraviglioso del poeta Pedro Salinas, La voce a te dovuta, di entrare nei settanta componimenti che esso contiene e che insieme formano un poema d'amore compatto nel suo tessuto ma dal linguaggio continuamente rotto in pause di respiro, cesure, silenzi. E allora ci si accorge che il sentimento che passa è nascosto, che il lavoro poetico è segreto e capillare: che, insomma, ciò che fa grande questo racconto d'amore in versi sono proprio le segrete sonorità della poesia. Così, a settant'anni dalla pubblicazione, quel canzoniere trova vita in una voce femminile, la voce dell'attrice Daniela Scarlatti , certo sostenuta dal pianoforte di Enzo De Rosa e dalla meravigliosa fisarmonica di Mario Stefano Pietrodarchi, ma in realtà sola a restituirci le pause, e i silenzi, e il respiro, che più della voce dicono questa storia d'amore. E' un dialogo con ogni spettatore, quello che l'attrice, nota al pubblico televisivo ma evidentemente nata e cresciuta a teatro, riesce a creare. E insieme è una evocazione, il ripetersi “ad alta voce” di questa sublime creazione di una lingua altra e fantastica per dire i nodi e i tempi e le gioie dell'amore. Perché, come recita a un tratto La voce a te dovuta divenuta splendido corpo in scena, “…Al di là di te ti cerco./ Non nel tuo specchio / e nella tua scrittura, / nella tua anima nemmeno. / Di là, più oltre.”

Il direttore

Vicenzo Pagano